Una cosa mia

di Giovanni Dota (Italia, 7’)

Sette minuti intensi, una storia semplice e per certi versi commovente.

Una cosa mia racconta un’ordinaria giornata nella Napoli anni ’70, che segna il passaggio dall’adolescenza alla maturità di Fofò, il protagonista di questa storia.

Primo di sei fratelli orfani di padre, Fofò si ritrova ad essere l’uomo di casa al fianco di una giovane madre, impegnata a cucire vestiti commissionati da ricche signore, per permettere una vita dignitosa ai propri figli.

Sarà la camicia di una stoffa pregiata, che mamma Anna ha confezionato per Fofò, a dare il via ad una serie di eventi e di contrasti, che culmineranno nel raggiungimento di una consapevolezza importante per il giovane.

Perdere quell’abito prezioso, dal grande valore affettivo, lo ha fatto crescere e scoprire un sentimento che fino a quel momento era per lui sconosciuto: l’amore per una ragazza.

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La bellezza imperfetta

di Davide Vigore (Italia, 20’)

Una Palermo oscura e un 65enne schivo e riservato con il resto del mondo. La storia di Girolamo Scimone parla del rapporto conflittuale di quest’uomo con tutto l’universo femminile, che non lo ha mai reputato attraente e interessante.

Una persona sola e solitaria, che trascorre le sue giornate dividendosi fra l’oscuro lavoro di sfruttatore e la sua grande passione, l’unica in grado di fargli percepire un piccolo momento di conforto: i cavalli.

Non sempre, però, le abitudini restano tali. La liturgia quotidiana di Girolamo, infatti, è destinata ad arrestarsi nel momento stesso in cui l’uomo incrocia lo sguardo timido e impaurito di Victoria, una ragazza ucraina arrivata in Italia per mezzo di un inganno.

Sarà un incontro determinante, un uragano di emozioni in grado di rimettere in discussione certezze e costanti e che porterà Girolamo a vivere, per la prima volta, le inesplorate conseguenze dell’amore verso una donna.

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Deer Boy

di Katarzyna Gondek (Polonia, 15’)

Secondo cortometraggio per Katarzyna Gondek, artista a tutto tondo che in passato ha già pubblicato due romanzi e una raccolta di poesie.

Una fiaba horror sugli istinti, che ha come protagonista un ragazzo nato con le corna di cervo in una famiglia di cacciatori.

Deer Boy è il calore dei genitori che si intreccia con il disgusto, i sogni che si mescolano con la realtà e l’innocenza infantile macchiata dalle lezioni sul “come uccidere”.

Un film complesso, dove i suoni degli animali non lasciano spazio alla voce dei personaggi e ognuno uccide ciò che ama.

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Lost and Found

di Andrew Goldsmith & Brandley Slabe (Australia, 8’)

Pluripremiato cortometraggio d’animazione che riesce ad intenerire e coinvolgere lo spettatore sin dalle prime battute.

Il protagonista è un goffo dinosauro fatto all’uncinetto che vive insieme alla sua amata all’interno di un ristorante giapponese. Sono innamorati e felicissimi, finché una mattina lei scivola in una fontana e…

Lost and found è una storia ingenua e romantica, che racconta con estrema semplicità e grande efficacia i valori dell’altruismo e del vero amore.

Un cortometraggio curato nel minimo dettaglio, capace di commuovere e di far sorridere allo stesso tempo e che lascerà un segno nel cuore di chi avrà assistito allo spettacolo. Unico difetto? Quello di avere un nome già usato in altre pellicole, che ne limita un po’ la diffusione.

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Black Sheep

di Ed Perkins (Regno Unito, 26’)

Ed Perkins torna a stupire il suo pubblico con un documentario dal tema ampiamente trattato, il razzismo, che però non risulta ridondante e scontato grazie al modo insolito con cui viene affrontato il tema.

La vita di Cornelius Walker è segnata per sempre da quel 27 novembre del 2000, quando l’undicenne Damilola Taylor, bambino con cui condivideva età, colore e quartiere, viene assassinato a Londra.

La famiglia Walker non si sente più sicura, ha paura per la sicurezza del proprio bambino. Di qui, la decisione condivisa di trasferirsi fuori Londra, in un quartiere bianco completamente gestito da una gang di bianchi.

Il razzismo ha inizio, ma, anziché combatterlo, Cornelius sceglie la via dell’omologazione quale unica forma di salvezza, e diventa come tutti quelli che lo odiano: bianco.

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Ragazzo cinepresa

Missed call

di Victoria Mapplebeck (Regno Unito, 19’)

Chiamata persa: è questo il titolo di un altro dei migliori cortometraggi che ha contribuito a rendere il 2019 un anno ricco di produzioni interessanti.

Anche questo, come il precedente, rientra nella categoria dei documentari e racconta la relazione della stessa regista con il proprio figlio, mentre discutono del modo in cui si riconnetteranno con il padre del piccolo, assente ormai da un decennio.

Girato su un iPhone X, il film inizia con l’ultimo messaggio che il padre ha inviato nel lontano 2006 e si conclude con la prima chiamata verso di lui, effettuata più di dieci anni dopo.

L’obiettivo del film è quello di esplorare i diversi modi in cui le nostre vite sono vissute e in un attimo archiviate, da quella scatola nera che custodisce ogni istante della nostra esistenza: il telefono.

Vedi il film completo: Missed call

L.e.e. – Genesys

Antonio Pesce e Emanuele Genduso (Italia, 10’)

Life Evolution Ecology: Genesys rappresenta il primo episodio di una serie di cortometraggi sulle Scienze Naturali interamente girata in Sicilia.

Life Beyond the Camera è un concept che nasce da un gruppo di ragazzi specializzati nella video – produzione, scienze naturali e ingegneria del suono, che mettono a disposizione le loro conoscenze per realizzare documentari di nuova generazione, il cui pubblico destinatario è principalmente uno: i giovani.

Si tratta di un viaggio in Sicilia fuori dal tempo, dove le rocce, come cornici dei secoli, sono gli elementi che permettono di comprendere gli eventi passati, quelli presenti e quelli che ancora devono accadere.

Vedi il trailer: L.E.E. – GENESYS

Pepitas

di Alessandro Sampaoli (Italia, 8’)

La difficoltà della produzione breve sta nel riuscire, nel giro di pochi minuti, a mettere in piedi una storia apprezzabile, credibile, fatta di momenti di vita che sappiano emozionare e far riflettere.

Quando un corto riesce ad assurgere a tutte queste funzioni, significa che è ben fatto.

È il caso di Pepitas, il lavoro di Alessandro Sampaoli, che racconta la storia di un giovane impiegato, con una vita apparentemente normale, lineare, ma che invece di notte veste segretamente i panni di una drag queen.

Ma, come tutti i nodi… alla fine vengono al pettine! Arriverà, infatti, una sera in cui non potrà più nascondere la verità alla nonna e si troverà costretto a dare spiegazioni. Come prenderà la notizia?

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Walter Treppiedi

di Elena Bouryka (Italia, 15’)

La sua casa è una station wagon sporca, dove in ogni angolo si trovano depositati i rimasugli di una vita intera.

Il protagonista di questa storia è Walter, un uomo sgradevole, che non bada all’igiene, un imbroglione da quattro soldi.

Seduto sulla sua station wagon, l’uomo mangia, dorme, organizza appuntamenti di lavoro con giovani pieni di prospettive e speranze, a cui promette di sfondare nel mondo dello spettacolo, ad una condizione: che siano disposti a qualunque cosa in cambio di una mazzetta.

Un Rottweiler di nome Nero è l’unico a stargli accanto e fargli da guardia del corpo. Il suo vecchio cane, fedele compagno di vita, che puzza proprio come Walter.

Vedi il trailer: Walter Treppiedi

Lazy Susan

Terry Timely (USA, 7’)

Una lista di dieci corti che hanno popolato i migliori festival italiani e non del 2019 che si conclude con questa spensierata celebrazione dell’inerzia e dell’innovazione.

Il film si apre con una citazione: “la pigrizia è la madre dell’invenzione”; dopodiché la protagonista, Susan, scivola nell’inquadratura e parla direttamente alla telecamera, confermando la sua poca attitudine al movimento eccessivo.

Le scene in cui Susan vive i suoi momenti di grande relax sono intervallate da altre in cui, la sorella Annie, invece, fa capriole in giro per la casa completando i suoi compiti domestici.

Oltre a tutto questo, però viene mostrato anche il frutto delle invenzioni di Susan: dispositivi salvaspazio che comprendono il bracciale a scatto, lo spork, la “cameriera robo” e, ovviamente, il Lazy Susan.

Vedi il film completo: Lazy Susan